Volevamo concludere l’anno incontrandoci. Volevamo tirare le fila di un anno in cui, nonostante la distanza fisica delle socie “operative”, siamo riuscite a organizzare iniziative, creare e mantenere alcuni contatti e continuare a coltivare uno spazio di condivisione, intimità e appoggio, sempre più indispensabile in una condizione di vita precaria.
Per questo abbiamo pensato ad un incontro “di fine anno” in cui volevamo, da una parte, commentare alcune cose “successe” in questo 2012 e, dall’altra parte, dedicare uno spazio per la riflessione su temi legati alla precarietà, su cui stiamo lavorando da tempo.
L’incontro non era pubblico e aperto, bensì gli inviti sono stati fatti a persone che si muovono in spazi che ci sono affini, così come amiche/socie che individualmente ci seguono da un po’. Il risultato è andato al di là delle nostre aspettative, visto che eravamo più di 20 persone, cosa insperata pensando anche che era un 21 dicembre…
Per quanto riguarda lo svolgimento dell’incontro, nella prima parte abbiamo presentato il nostro blog, che ci piacerebbe che nel tempo potesse diventare uno strumento di condivisione di riflessioni per le persone che ci sono vicine politicamente sui temi relativi a genere, diritti, precarietà e femminismi. Per adesso solamente le tre socie operative vi scrivono, ma speriamo che nel futuro sia possibile utilizzarlo come “cassa di risonanza” (per un primo contributo “esterno”, leggete l’articolo di Ilaria Agostini, “Maternità e feudi baronali…” http://correntealternatablog.wordpress.com/2013/01/06/maternita–e–feudi–baronali–notizie–inaspettate–dal–mondo–universitario–fiorentino/).
In questa prima parte dell’incontro volevamo anche condividere quelle che sono state le esperienze di alcuni incontri femministi svoltesi nel 2012: il FemministBlogCamp di Livorno a settembre (purtroppo la nostra amica che ha partecipato all’evento non e’ riuscita a venire) e il PrimumVivere di Pestum a ottobre. Alcune donne che hanno partecipato a Paestum ci hanno raccontato le loro sensazioni, il fatto che per loro sia stato un momento per “ritrovarsi” dopo tanti anni a parlare di temi ancora molto attuali. Si è sottolineato il fatto che c’erano più generazioni, la qual cosa ha creato dei momenti di intenso dibattito, anche scontri, ma comunque interessanti (vedere, per esempio il post di Chiara http://correntealternatablog.wordpress.com/2012/11/05/post–paestum).
Nella seconda parte abbiamo voluto portare avanti alcune riflessioni che sono iniziate a giugno con un laboratorio dedicato ai temi di genere e precarietà e con l’evento “Conversazioni Precarie” (correntealternatablog.wordpress.com/2012/06/17/conversazioni–precarie).
Come premessa c’è da dire che da ormai un anno abbiamo iniziato a discutere all’interno di Corrente Alternata sull’importanza delle metodologie con cui sviluppiamo i dibattiti e le riflessioni, al di là dei temi che trattiamo. Le metodologie non sono affatto neutre e decidere di impostare un dibattito in modo da lasciare lo spazio a tutte le persone partecipanti di dire la propria, senza prevaricazione e giudizi frettolosi, ci sembrava un buon modo per ripartire da noi: al di là delle grandi analisi e discorsi, come ci mettiamo in relazione politicamente con le/gli altr*?
Siamo coscienti che queste riflessioni non sono niente di nuovo né innovativo, da decenni se ne parla: in America Latina l’educazione popolare nasce negli anni ’60 con Paulo Freire e i movimenti indigeni…e il movimento femminista, primo fra tutti quello italiano, ha sviluppato una pratica della relazione che voleva proprio smontare i meccanismi di potere che si creano negli spazi politici collettivi. Quindi, appunto, niente di nuovo…ma qualcosa di cui sentivamo l’estremo bisogno di riprendere, esplorare, attualizzare alla luce di quella che è la realtà di questi tempi…
Proprio per questo, a giugno abbiamo organizzato un laboratorio interamente costruito su dinamiche partecipative, attraverso cui abbiamo cercato di facilitare il dialogo, il confronto/discussione, il rispetto e la creazione di uno spazio di condivisione su tematiche relative al lavoro e alla precarietà. Da quell’incontro sono sorti alcuni temi che ci sembravano particolarmente importanti: ne abbiamo scelti due da riproporre per l’incontro di dicembre.
La mancanza di tempo e l’alto numero di persone partecipanti (non ce l’aspettavamo!), hanno fatto sì che non si sia potuto approfondire i due temi scelti: le reti di protezione e il tempo. Le persone sono state divise in due gruppi, in cui per tre quarti d’ora, si è parlato del tema assegnato…ne sono usciti punti in comune, disaccordi, interventi che partivano dal personale e altri che si muovevano su un piano più teorico. Qui di seguito riportiamo alcuni stralci del dibattito.
Il gruppo delle RETI
Sul cartello è stato scritto:
LE RETI (a cui ci appoggiamo e a cui facciamo appoggiare…)
- creano solidarietà intergenerazionale;
- chi appoggia chi?
- Se i miei non avessero una casa o una loro pensione……
Fra i temi emersi, dopo lo scioglimento dei primi ghiacci….è stato chiesto: la precarietà crea individualismo?
- Secondo alcune la precarietà, essendo fatta di parcellizzazione dei tempi di lavoro, di turni, di instabilità affettiva, esaspera ulteriormente dentro il lavoro una competizione che si regge sull’individualismo.
- Altre non si vedono in questa affermazione, pensando che l’individualismo NON è presente in misura maggiore oggi, perchè viviamo nella precarietà. Non è la precarietà che crea questa situazione di individualismo, ma bensì come sono fatte le persone.
- Per altre, invece, lo scenario è simile ad una Giungla e l’individualismo e la competizione sono la prima cosa di cui le persone si lamentano: non vi è alcuno spirito di collaborazione fra colleghi. Ancor di più in quegli ambiti in cui non vi sono regole scritte ma la competizione è ampia e priva di ruoli.
- Inoltre, per alcune, la molla che smuove tutto: rivendicazioni, polemiche, scontri è fra chi ha i figli e chi non li ha.
Si è detto che il lavoro precario ha una precarieà dell’etica del lavoro stesso. Risulta più semplice dentro il lavoro precario assistere a dinamiche poco civili o poco corrette, sia rispetto al singolo che rispetto al gruppo e che il livello di accettazione delle persone si è alzato.
Poi si è passati ad un altro argomento, ovvero le reti Creative come il co-housing, su cui sono state raccontate delle esperienze positive.
Si è poi parlato delle Reti come delle Gabbie. Alle volte le reti creano dipendenza. Non si possono fare delle scelte libere appartenendo sempre a una rete di provenienza.
Allo stesso tempo si è sottolineato l’importanza delle relazioni fuori e dentro il lavoro. Mentre fuori dal lavoro sono essenziali e strategiche: reti sociali, amicali; costruire reti dentro il lavoro precario sembra quasi impossibile.
Su questa linea, è stato affrontato il tema dell’importanza delle reti fra le persone a sostegno di azioni di lotta, sia fuori che dentro del lavoro e senza limiti di età. Il gruppo ha parlato di REDDITO DI AUTODETERMINAZIONE e di come sia essenziale portare avanti questa battaglia, ma come farlo se non vi è modo di costruire reti dentro il lavoro?
Il gruppo del TEMPO
Sul cartello e’ stato scritto:
Il TEMPO:
1. mi limita e mi delimita;
2. se si lavora in casa, quando si finisce di lavorare?
Per alcun* e’ emersa la differenza tra lavoro indipendente e dipendente: lavorare come indipendente puo’ avere i suoi vantaggi di decidere quanto lavorare e come. Da un’altra parte il lavoro come freelancer, specialmente per chi lavora a casa, può’ creare solitudine e alienazione.
Il lavoro dipendente per alcune era visto soprattutto nel passato come un processo di liberazione dalla gabbia domestica (lavoro riproduttivo e di cura non pagato).
Si e’ riflettuto sul fatto che e’ importante diminuire i ritmi del lavoro imposti dal sistema produttivo capitalista odierno. Una sorta di slow food del lavoro: lavorare meno e lottare per una stessa retribuzione (lotte degli anni 80-90 che hanno prodotto le 35 ore in Francia)
Si e’ parlato del multitasking – come parola d’ordine per quanto riguarda il lavoro cognitivo e dei serivizi di oggi. Multitasking = fare più’ cose contemporaneamente come un computer, implicando un tempo che diventa schizzofrenico e iper produttivo.
Inoltre, come possibile alternativa alla crisi economica di oggi qualcuna ha introdotto l’esperienza del co-working. Questo significa che lavoratrici-tori specialmente nell’ambito dei servizi multimediali, o di formazione e consulenze, condividono un spazio dove lavorare e scambiare anche i propri saperi e networks.
Si e’ parlato di tempo fuori dal lavoro inteso come tempo speso per le relazioni e la famiglia. In questo ambito alcune donne hanno ricordato la trappola del tempo di “non lavoro” che diventa tempo per lavoro di cura che non e’ retribuito, quindi una forma di sfruttamento e precariato che andrebbe considerato (come da decenni il pensiero femminista ci insegna).
Si e’ parlato della flessibilita’ come un cambiamento nelle forme di lavoro per se’ non negativo. Molte persone della generazione anni ‘80-’90 non rimpiangono il lavoro fisso di 40 ore, ma apprezzano lavorare per differenti progetti e datrici-tori di lavoro. Il problema sorge quando il lavoro flessibile si e’ trasformato in una forma di lavoro iper precarizzata dove i costi della sicurezza sociale ricadono direttamente sulla lavoratrice. Questo e’ il vero problema.
Molte donne della generazione degli anni ‘40-’50 vedono una similitudine tra il lavoro precario di oggi e quello degli anni ‘50: umiliazione e autoritarismo vs processi di autodeterminazione.
Alcune persone hanno dichiarato l’importanza d’instaurare dinamiche di solidarietà’ e scambio tra persone di varie generazioni per affrontare insieme la precarietà’ e i tempi schizzofrenici di oggi.
Come conclusione di questo breve resoconto, solamente dire che vogliamo continuare con questo percorso, ci piace l’incontro, il confronto e la discussione. Crediamo che le tematiche relative al genere debbano essere parte essenziale del dibattito sul lavoro e la precarietà…lo viviamo sulla nostra pelle e sentiamo il bisogno di trovare insieme le parole per rifletterci sopra, delineare e delimitare le questioni partendo dalle nostre esperienze e, perché no, agire…insieme.